martedì 18 novembre 2008

riceviamo e pubblichiamo...

Ho sempre in qualche modo solidarizzato sia con i precari di Classe, sia con la class editori. Lo so, è una posizione poco netta, ma non deriva da un’indecisione, da un’inerzia a decidere o a prendere posizione, ma più semplicemente da una convinzione. La convinzione è che il problema non riguardi strettamente il nostro editore, ma il mondo del lavoro in generale, e che, tutto sommato, ai precari di Class editori vada meglio che altrove. Mi spiego: prima di entrare a Class editore, ho avuto altri colloqui da altri editori: tra tutte le proposte, e parlo economicamente, Class offriva di più. Non solo: in altri posti le mansioni sarebbero state marginali (molti editori accettano stagisti perché sanno che, in università, 150 ore di stage valgono 3 crediti formativi utili al conseguimento della laurea; pertanto, sono poco interessati a insegnare un mestiere); a Class editori (con il fatto che ti sfruttano, è vero, a causa della politica di riduzione del personale), si ha l’occasione veramente di imparare un mestiere.Questo discorso vale come primo approccio al problema, e solo queste sono le motivazioni che mi spingono in qualche modo a difendere la Class editori. Avete provato a chiedere ad amici, o anche solo a sostenere qualche colloquio con altre case editrici? È difficile diventare giornalista, e il mondo dell’editoria è difficile. A mio parere, Class editori ti dà l’opportunità di imparare. Poi a qualcuno va anche bene, e viene assunto. A pochi in realtà, è vero, ma il problema non è (solo) della class editori, come già accennato e come verrà spiegato oltre. Ma prima le motivazioni che mi spingono assolutamente a solidarizzare con i precari di Classe. Ho sentito di persone che hanno sostenuto 18 mesi di stage, per poi essere salutate con una pacca sulla spalla. Lo stage corrisponde al vecchio apprendistato (non praticantatato, si badi bene); a un periodo, cioè, di formazione e di prova. Sappiamo tutti che i vantaggi dell’editore sono molti: non paga contributi, lo stagista non ha ferie, malattia, e spesso è un giovane intenzionato a dare il massimo perché ha voglia di lavorare. Ora: l’errore è passare dalla concezione di stage come formazione (l’unione europea, se non sbaglio, finanzia anche le aziende che prendono stagisti appunto perché fanno formazione) allo stage come sfruttamento, come risorsa umana usa-e-getta, che è praticamente la regola aurea della Class editori.Non è ammissibile anche solo pensare che una persona possa avere una formazione (a circa 700 euro al mese) per 18 mesi, senza malattia, ferie, contributi, niente.Ora è giunta la notizia che le collaborazioni interne non verranno più pagate: vale a dire che se una persona scrive un articolo, gira un servizio per un’altra testata, è lavoro gratuito, scontato. Il ragionamento funzionerebbe nel caso che tutti, qui dentro, prendessero 2500 euro al mese. E credo che, a chi effettivamente quei soldi li riceve in busta paga, la notizia non interessi più di tanto. Ma per chi è precario, le collaborazioni sono preziose (contando che una collaborazione viene pagata circa un quarto dello “stipendio”, ma spesso richiede solo poche ore di lavoro).La strategia è chiara: sanno benissimo che stagisti e precari vogliono in qualche modo emergere, farsi vedere, sono disposti a fare orari lunghi e a lavorare di notte, probabilmente più di chiunque altro. E, probabilmente, sono disposti anche a scrivere o a filmare qualcosa in più, anche gratis. Tutto ciò si traduce in un risparmio per l’editore, e, per lo stagista, in una ulteriore svalutazione del proprio lavoro.Il problema serio, al di là di Class editori, è la svalutazione persistente e recidiva del lavoro. Ho incominciato a fare un altro lavoro, di domenica, sempre in ambito giornalistico. Percepisco, per circa sei ore di lavoro, 8,40 euro netti (1,40 euro all’ora). Non c’è che dire. Potrei cercare una collaborazione fissa anche al sabato, così magari riuscirei ad arrivare a circa 700 euro mensili, lavorando sette giorni su sette. Ma il sabato porto avanti un’attività editoriale in proprio. Chissà, magari darà qualche frutto (al momento, purtroppo, solo soddisfazione personale). Lancio una proposta: chi vuole, scriva, contando le ore di lavoro, quanto percepisce economicamente, per avere la minima unità di misura della propria precarietà. Potrebbe essere un modo per guardarsi in faccia, nero su bianco. Per il mese scorso, il mio salario è stato di circa 3,37 euro all’ora. Quando ero telefonista avevo un contratto e ne prendevo 7,90 netti (e sappiamo qual è la situazione economico-contrattuale dei call center); quando facevo l’operario ne prendevo 8 all’ora. Il problema era che non facevo il lavoro che mi piacerebbe fare.Beh, in fondo a questi giovani sta bene, non hanno voglia di lavorare.W.V.B

martedì 11 novembre 2008

L´esperienza di un ex precario! per quanto possa servire...

Sono entrato nel gruppo un po´ di anni fa come stagista. "Fra un anno ti facciamo il praticantato", la prima promessa. Dopo il primo anno, lo stage si trasforma in borsa di studio di sei mesi, ma "non preoccuparti, ora c´e´ crisi. Il praticantato arriva il prossimo anno". Quando scade anche il secondo contratto, iniziano i veri divertimenti. Ad ogni mia richiesta di informazione su quale sarebbe stato il mio destino, la risposta era sempre la solita: "non preoccuparti, aspetta". Io aspettavo e andavo in ufficio. Avevo i miei orari, la mia scrivania, il mio pc e il mio indirizzo di posta del gruppo. Lavoravo per l´agenzia di stampa, ma anche per la televisione e, visto che c´ero, anche per la radio. Ma, combinazione, non avevo un contratto e, a dirla tutta, nemmeno uno stipendio. Sette mesi così, in cavalleria, fino a quando, dopo una serie di rimostranze mie e, per fortuna, dei miei diretti superiori, finalmente la svolta.
Un contratto di collaborazione a partita IVA! Il genio prende forma. Con la finezza che i sette mesi di arretrati volevano darmeli in un´unica soluzione, con il risultato di avere una prima fattura da Cristiano Ronaldo e le successive da lavascale part-time (con tutto il rispetto per la categoria). Ma in fondo, cos´altro avrei potuto fare se non aspettare, anche perché in fondo "fra un anno ti facciamo il praticantato".
L´anno non sarà solo uno ma, alla fine, eccolo, il praticantato. Con un altro colpo di genio. La decorrenza e´ stata fissata in modo che i 18 mesi obbligatori scadessero giusto un paio di giorni dopo la sessione d´esame corrispondente nell´anno successivo. In questo modo, i 18 mesi si sarebbero trasformati in 24, ovviamente a stipendio ridotto da praticante. Alla mia timida richiesta di poter anticipare di qualche giorno l´inizio della pratica, la risposta e´ stata quanto mai coincisa ed efficace: "Fra pochi giorni l´editore valutera´ i conti e forse non ci sara´ più spazio per un nuovo praticante. Quindi o firmi ora o forse non firmi più".
Dimenticavo, il "firmi ora", voleva anche dire "firmi così", cioè accettando le condizioni poste. Ovvero presentarmi di fronte al giudice di pace e dire addio alle (ipotetiche) ferie, contributi, bonus, straordinari e varie ed eventuali accumulati nel periodo. Ricordo ancora la faccia del giudice di pace mentre firmavo il mio impegno. "Lo sa cosa sta facendo? Se ne rende conto?", per fortuna a mio sostegno intervenne l´avvocato del gruppo: "Lei non si preoccupi e faccia il suo lavoro". Che bello lavorare con gente così...
Comunque alla fine ottengo la pratica e continuo a lavorare. Ora non c´e´ più la televisione, e nemmeno la radio, ma ci sono comunque il giornale e il settimanale. In fondo però gli straordinari ci rendono ricchi, grazie a quell´immane somma di 25 euro di forfait al mese. Circa 0,30 euro l´ora. Una manna dal cielo.
In tutto questo mi sono rimaste impresse due cose. La prima la reazione delle alte sfere quando ho annunciato l´addio: "Sei un traditore, dovresti vergognarti. Noi che abbiamo fatto tanto per te!". Non ho nemmeno trovato la forza di ridere.
La seconda, la frase che altre alte sfere pronunciarono allo stagista che aveva iniziato con me e che, subodorata l´aria, aveva scelto di andare via, per la precisione in una delle prime banche italiane: "Lasci l´aeronautica per la fanteria". La vergogna, evidentemente, abita altrove.

Freezer Butler

domenica 2 novembre 2008

Class Editori è la casa editrice italiana leader nella furbizia finanziaria, nei stagestyle e nei luxury good dei 36 mesi e grazie. Fondata nel 1986 da Paolo Panerai, si è sviluppata negli anni sfruttando le capacità e la grinta di neolaureati e non, fino a diventare un gruppo in grado di gestire il proprio lavoro, attraverso impegno e professionalità di Altri.Le sue attività abbracciano sia la stampa quotidiana (MF/Milano Finanza e Italia Oggi) sia la periodica (Capital, Class, Campus, Gentleman, Luna...), oltre che le agenzie di stampa (MF-DowJonesNews, joint venture con Dow Jones & Co).

(E se non è già abbastanza…)

Inoltre, la casa editrice è attiva grazie ai numerosi tecnici video, audio e postproduzione per la Televisione digitale via satellite (Class CNBC - già Cfn/Cnbc - in partnership con NBC-Vivendi Universal, Dow Jones, General Electric e Mediaset), per la tv digitale terrestre (Class News, il nuovo canale televisivo all-news presente nel multiplex trasmesso da Mediaset) e Class Life, il primo canale televisivo dedicato al piacere di vivere per loro e di sopravvivere per NOI. Completano l'offerta altri tanti sfortunati malcapitati di Class Editori per le piattaforme tecnologiche per servizi finanziari interattivi su TV digitale terrestre, i servizi di Corporate tv per le banche e le imprese, oltre alla radio (WorldSpace Italia, Radio Classica/Milano Finanza) ed ai sistemi di video informazione (Telesia Sistemi) trasmessi nei network televisivi degli aeroporti e delle metropolitane.

(E se adesso puoi pensare che basti…)

Class Editori produce tanta rabbia nei dipendenti con o senza contratto a tempo indeterminato perché la grande Casa Editrice, non fornisce servizi, non solo ai professionisti dell'economia (Class Professionale) e della finanza (Milano Finanza Intelligence Unit), ma anche a dipendenti che restano in Marco Burigozzo n°5, (MI) spesso e volentieri oltre l’orario del proprio turno di lavoro. Ovviamente gli straordinari non vengono retribuiti, ma ormai lo sappiamo tutti grazie agli innumerevoli notiziari, all’informazione via satellite (MF Sat) e alle piattaforme via Internet (MF Trading, www.milanofinanza.it, www.italiaoggi.it), la workstation MF Thomson, possiamo dire che la Casa Editrice Class è incapace di creare un gruppo di lavoro per un insana filosofia aziendale dove ogni giorno sono in attesa ai tornelli futuri stagisti!

E adesso BASTA!
Non pagheremo NOI la VOSTRA crisi!

it's time to conspire

A TUTTI I LAVORATORI DEL GRUPPO CLASS

stagisti, collaboratori a progetto, eterni tempi determinati, tempi determinati occasionali, apprendisti, partite iva, cooperative,
società esterne, consulenze e varie…

da oggi nasce il nostro blog...
un blog per sopravvivere al ricatto del silenzio
il nostro blob cospirativo...
cominciamo a tessere la rete,
degli anonimo precari di class...e


decine di forme contrattuali e centinaia di ditte individuali e collaboratori...
ma al di là delle differenze normative, dei contratti, dei salari, degli orari siamo tutti accumunati da una comune condizione:
LA PRECARIETA'

magari precario da anni, magari solo da pochi mesi, magari lo sei intermittentemente o magari non lo sei già più: perchè non ti hanno rinnovato il contratto, perchè ti hanno costretto ad andartene, perchè dopo anni di onorato servizio non vuoi accettare ridicoli compromessi dequalificanti economicamente e professionalmente.

Nella nostra precarietà siamo tutti flessibili e c'è anche chi è flessibilmente precario, flessibilmente retribuito...
ognuno di noi vive la propria piccola esperienza precaria.
Siamo in tanti, la maggioranza, allineati su lunghe scrivanie, uno di fianco all'altro con la data di scadenza bene in vista...occhi elettronici spiano i nostri movimenti all'interno e in questo fitto stoccaggio di precari non si sa di chi ci si può fidare, ci sono centinaia di orecchie che ascoltano e decine di bocche pronte a parlare, per sgomitare verso l'alto scalciando verso il basso.
Tra il bianco e nero delle mattonelle rimbalza il silenzio imposto dal ricatto della precarietà.
certo si chiacchiera, si sfumacchia, ci si beve il caffè assieme, con qualcuno ci si cerca anche il confronto ma sempre sul piano individuale, stando bene attenti alle orecchie indiscrete ed agli occhi elettronici.

Ora abbiamo questo blog.

Cominciamo a violare il ricatto del silenzio, cominciamo a parlarci senza nomi, facce e matricole, per poter dire la verità senza subire rappresaglie, per spifferare segreti, denunciare angherie e mettere alla berlina il dirigentello di turno.
Al di là di tutte le targhette all'ingresso, delle testate all'interno, delle radio al rialzato e dei canali nel sottosuolo abbiamo un'unico obbiettivo:

tutte le intelligenze precarie sono pregate di scatenarsi in un vortice di subvertising, "comunicazione guerriglia" o quello che vi pare...
questo blog è aperto a tutti e senza censura, è un dominio internet di informazione, coordinamento e agitazione.
oggi ancora costretti alla clandestinità ma pronti a cogliere l'occasione di concretizzarci.

...cominciamo a tessere la rete!